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Home Dettagli - Sulle tracce del Pordenone: 8-10 novembre 2019

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il caicco blu

Evento 

Quando:
08.11.2019 - 10.11.2019
Categoria:
Programmi 2020

Descrizione

  

Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (1483-1539)
(Galleria d’Arte Moderna)

Considerato il maggiore protagonista della pittura del Rinascimento in Friuli, capace di reinventare con libertà e forza espressiva una figurazione libera dal peso delle convenzioni e dalla tradizione precedente, il Pordenone fu interprete originale della cosiddetta maniera “moderna” sulla scorta di modelli individuati nei loro elementi di novità nell’opera di Raffaello e di Michelangelo. Dopo oltre trent’anni dalla mostra a lui dedicata a Villa Manin nel 1984, Pordenone celebra il suo più illustre esponente con una esposizione che raccoglie i principali lavori dell’artista, grazie a prestiti nazionali ed internazionali.

Attivo in Friuli, a Venezia, in Emilia, Liguria e Umbria, è stato tra i più importanti pittori ad affresco della prima metà del Cinquecento, e morì all’età di 56 anni secondo una tradizione risalente a Giorgio Vasari, che nelle Vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori lo esalta sottolineando i caratteri di “terribilità e un certo furore molto da pittor nuovo e stravagante”, precisando la sua eccellenza nell’“invenzione delle storie, nel disegno”, “nella velocità, nel rilievo grande”. L’artista sarebbe nato a Pordenone intorno al 1483, in una famiglia che risulta risiedere in città dal 1429; dopo un apprendistato in Friuli seguendo l’esempio dell’opera di Gianfrancesco da Tolmezzo e soprattutto di Pellegrino da San Daniele, artista aperto al confronto non solo con i maestri veneti del primo Rinascimento, quali Andrea Mantegna e Giovanni Bellini, o Cima da Conegliano e Bartolomeo Montagna, ma anche coi pittori ferraresi, Pordenone guarda a Venezia dove Giorgione, Tiziano e Sebastiano del Piombo, stavano gettando le basi della cosiddetta “maniera moderna”.

Nel 1505 il Pordenone è già citato come “maestro” e la sua prima opera firmata e datata al 1506 è un affresco nella Chiesa di Santo Stefano a Valeriano, che documenta, come ricorda sempre Vasari, la sua sperimentata pratica nell’affresco fatto “in contado”, per scampare ai pericoli della peste.

Dopo un probabile viaggio a Roma intorno al 1518, nel 1520 i “massari” del duomo di Cremona gli affidano la decorazione ad affresco della Passione di Cristo sul lato destro della navata, e la grandiosa Crocifissione che si sviluppa sull’intera controfacciata del duomo. In forza delle arditissime soluzioni prospettico-illusionistiche adottate, che fanno della decorazione una grande scena di teatro, e per il concitato espressionismo riconducibile in parte a modelli nordici, il Pordenone si guadagnò universalmente l’appellativo di pictor modernus. Velocità esecutiva e sprezzatura nella resa diventano i caratteri fondanti della sua “nuova maniera” che trova proprio a Cremona il suo culmine espressivo.

Rientrato in patria nel 1522, il Pordenone esegue diverse opere di carattere sacro e profano in varie località del Friuli, tra cui Valeriano, Pinzano, Travesio, dove aveva già posto mano anni prima mano alla decorazione della pieve: sue sono le “portelle” dell’organo del duomo di Spilimbergo, ultimate nel 1524, e gli scomparti della cantoria dell’organo del duomo di Udine (1527); tra il 1530 e il 1532 è all’opera nella chiesa dei Francescani a Cortemaggiore e in quella di Santa Maria di Campagna a Piacenza. Il principe Andrea Doria, in previsione della visita dell’imperatore Carlo V, lo incarica di affrescare la facciata meridionale del proprio palazzo di Fassolo, nei pressi di Genova, dove da diversi anni attivo nello stesso cantiere è Perin del Vaga, già collaboratore a Roma di Raffaello, e Pordenone entra così in contatto con il versante più estroso e fantastico della lezione raffaellesca.

Stabilitosi definitivamente a Venezia, divenne il principale antagonista di Tiziano, distinguendosi come il più autorevole portavoce in ambito veneto di una cultura figurativa di impronta romana, in una fase in cui la grandiosità e il plasticismo della lezione michelangiolesca aveva cominciato a fare i conti con le eleganze formali della “maniera”.

Nel 1539 è inviato a Ferrara dal duca Ercole II per l’esecuzione di una serie di cartoni per arazzi. Poco dopo l’arrivo nella città estense, “assalito da gravissimo affanno di petto”, muore nell’osteria dell’Angelo dove alloggiava.
 

L’abbazia di Santa Maria in Sylvis

L'antica abbazia Benedettina Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena risale alla prima metà dell'VIII secolo. Secondo alcune fonti fu fondata nel 735 da tre nobili longobardi, che avevano deciso di lasciare la vita laica a favore di quella claustrale. Devastata dagli Ungari nell’889, venne fortificata e assunse l'aspetto di castello medioevale con un sistema difensivo formato da torri e fossati. L’abbazia crebbe e divenne uno dei poli religiosi più importanti della regione e non solo; mantenne abati residenti fino al 1431, data in cui cominciò ad avere abati commendatari (ossia non residenti in loco e non aventi autorità sui monaci) tra i quali il noto cardinale veneto Pietro Barbo, futuro papa Paolo II.

L’abbazia passò alla Diocesi di Concordia nel 1818 e riebbe il suo titolo di abbazia nel 1921. L’elemento più importante dell’antica abbazia, arrivato fino ad oggi, è la basilica: eretta nelle forme romanico-bizantine è decorata da uno straordinario ciclo di affreschi eseguiti da maestranze padovane della scuola di Giotto, recentemente restaurati.
 

Il Duomo di Spilimbergo

Nel 1284 Walterpertoldo di Spilimbergo ottenne dal vescovo di Concordia suo nipote, Fulcherio, l’autorizzazione a edificare una nuova chiesa dedicata alla Vergine Assunta e il 4 ottobre dello stesso anno venne posata la prima pietra per mano dello stesso Fulcherio con una cerimonia solenne. Esternamente la facciata, molto sobria nell’insieme, presenta sette rosoni a illuminare i vespri della sera, due dei quali sono stati recentemente riaperti; è, invece, di particolare rilievo la facciata settentrionale, che presenta un monumentale portale in pietra, realizzato da Zenone da Campione nel 1376, con copertura a tre volte e archetti trilobati.

L’interno si presenta a tre navate, di quattro campate ciascuna, separate da archi a sesto acuto; il soffitto è a capriata lignea e il presbiterio è stato rialzato per dar spazio alla cripta sottostante.
 Dall’alto della navata centrale s’impone il maestoso organo in stile rinascimentale, realizzato nel 1981 da Gustavo e Francesco Zanin di Codroipo, a sostituire l’antico organo cinquecentesco, opera di Bernardino Vicentino per quanto riguarda gli elementi strumentali, di Venturino da Venezia per il cassone e del Pordenone per quanto riguarda la decorazione. Grazie ad un accurato restauro le portelle e il cassone sono state riportate all’originale splendore. Interessante è l’analisi delle due portelle: aperte illustrano la Caduta di Simon Mago e la Conversione di san Paolo, mentre una volta chiuse permettono di ammirare l’Assunzione della Vergine (oggi le tele sono state collocate nella navata sinistra); questa contrapposizione tra caduta e ascesa rimanda alla metafora della salvezza e della perdizione. La scelta delle tematiche, non casuale, ha riscontri sul piano politico-religioso, perché è facilmente deducibile l’avvicinarsi dei Signori di Spilimbergo al Luteranesimo e l’ostentazione di temi riconducibili alla Chiesa protestante, che fu motivo di numerose proteste e rivolte da parte della popolazione.

La visita sarà anche l’occasione per ammirare gli affreschi trecenteschi, oggetto di un recente restauro, nella zona absidale con scene relative al Nuovo e Vecchio Testamento eseguiti verso la metà del secolo da un artista vicino ai modi di Vitale da Bologna.

 

L’oratorio di Santa Maria dei Battuti a Pinzano del Tagliamento

Posto di fronte alla chiesa parrocchiale del paese, l’oratorio fu edificato agli inizi del XIV secolo e rimaneggiato nel XVI secolo, quando furono eseguiti sulla facciata i pregevoli affreschi trasferiti per motivi conservativi all’interno dopo il sisma del 1976: oltre al San Cristoforo, recentemente attribuito a Marco Tiussi, si possono ammirare un'Adorazione dei Magi, con i santi protettori Valeriano, Giovanni Battista e Stefano, generalmente attribuiti al Pordenone, così come la Natività (1524), uno dei capolavori eseguiti dall’artista in terra friulana.

 

PER APPROFONDIMENTI VEDI: http://www.pordenoneturismo.com/it/home/
http://www.abbaziasestoalreghena.it/
http://www.comune.spilimbergo.pn.it/arte-e-mosaico/il-duomo-di-santa-maria-maggiore/index.html
https://www.turismofvg.it/code/107278/Chiesa-Santo-Stefano-e-Oratorio-di-Santa-Maria-dei-Battuti


PROGRAMMA

Venerdì 8 novembre
Ore 8: ritrovo dei partecipanti e partenza per Pordenone
Ore 15,30: visita guidata dell’Abbazia di Santa Maria in Sylvis. Al termine della visita trasferimento a Pordenone
Ore 20,30: cena presso il ristorante dell’hotel

Sabato 10 novembre
Ore 9: partenza per Pinzano al Tagliamento per la visita dell’oratorio di santa Maria dei Battuti. Al termine trasferimento a Spilimbergo
Pranzo libero
Ore 15,30: visita guidata del Duomo (in particolare le portelle d’organo). Al termine rientro a Pordenone
Cena libera

Domenica 11 novembre
Ore 9,30: ingresso alla visita guidata della mostra sul Pordenone
Pranzo libero
Ore 15: partenza per Torino con arrivo previsto per le 21,30

QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Base 20 paganti: 450 € a persona
Base 25 paganti: 410 € a persona
Supplemento singola: 50 €

Le iscrizioni si chiudono il 9 settembre.