Il caicco blu



Programmi culturali

Sulle tracce di Pintoricchio: Perugia, Spello, Montefalco, Cittą di Castello, 25-27 aprile 2008 e 31 maggio-2 giugno

Pintoricchio (Perugia, Galleria Naziona dell'Umbria)
Bernardino di Benedetto (detto Betto) di Biagio nasce a Perugia prima del 1460 ed ha più di 20 anni quando finalmente si iscrive all’Arte dei pittori. Con malcelato disprezzo lo chiamano Pintoricchio, considerandolo “piccolo e di poco aspetto”, ma soprattutto un numero due, un alter ego in tono minore al cospetto del “divin pittore”, il grande Perugino. A lui Vasari riserva parole impietose: ”ebbe nondimeno molto maggior nome che le sue opere non meritarono”.
Nella rassegna monografica organizzata a Perugia sono esposte quasi tutte le opere mobili esistenti dell’artista, alcune delle quali mai viste in Italia, insieme ad un’importante selezione di opere coeve. Sarà così finalmente possibile comprendere la vera grandezza dell’artista umbro e dimostrare come, pur muovendosi nella stessa koiné del Perugino, abbia avuto un ruolo di primo piano nel panorama artistico del Rinascimento in Italia centrale. Tutto parte da Perugia e dalla straordinaria stagione artistica che ha conosciuto nel Quattrocento. La presenza in città dei più grandi artisti nel corso di tutto il secolo - da Gentile da Fabriano a Beato Angelico, da Giovanni Boccati a Domenico Veneziano - e il costante rapporto con Firenze hanno favorito la formazione di una cultura figurativa aggiornata e assolutamente di primo piano. Da sempre il fascino che emanano le famose tavole con le storie di san Bernardino del 1473, di cui ancora non è del tutto chiaro l’autore - o meglio, gli autori - dimostra la raffinatezza della pittura perugina del Quattrocento. Bartolomeo Caporali, Sante di Apollonio, Fiorenzo di Lorenzo, il giovane Perugino e lo stesso Pintoricchio agli esordi si dividono la paternità di una lunga serie di dipinti di qualità altissima, quasi tutti presenti in mostra. Il trionfo di questa straordinaria e irripetibile stagione culturale è rappresentato dalla decorazione delle pareti della Cappella Sistina, un cantiere dove umbri e toscani si fronteggiano, gareggiando, per costruire il programma iconografico voluto dal papa, Sisto IV della Rovere. Qui sono presenti Botticelli e Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e Biagio d’Antonio e soprattutto Perugino, a cui si affiancano Luca Signorelli, Piermatteo d’Amelia e il giovane Pintoricchio, cui si devono le zone dove la rappresentazione dei paesaggi e della natura diventa più ricca e brulicante di particolari, dipinte grazie alla formazione da miniatore. Proprio l’attenzione alla natura e alle vedute, la sensibilità straordinaria per i giochi della luce significante che illumina ogni oggetto, e che a tratti evoca la pittura nordica, diventano il suo tratto più caratteristico, il suo modo personale di interpretare, da protagonista, il Rinascimento. Perugino andrà a Firenze, Pintoricchio resta a Roma e il panorama artistico nella capitale sarà un grande e costante omaggio alla sua pittura. Oltre alla nutrita schiera di collaboratori della sua bottega, saranno Baldassarre Peruzzi, Piermatteo d’Amelia e ancora, dopo il cambio del secolo, Jacopo Ripanda a continuare nella proposta di modelli desunti dagli affreschi del pittore umbro, primi fra tutti quelli, bellissimi, che ancora decorano la cappella Bufalini in Santa Maria in Aracoeli. Tutto ciò è dimostrato nel percorso dell’esposizione con una sezione di dipinti e disegni eccezionali e importantissimi, anche per il prestigio dei prestiti ottenuti. Gli anni a cavallo tra i due secoli sono caratterizzati da una serie continua di capolavori, dalla pala di Santa Maria dei Fossi della Galleria Nazionale dell’Umbria, acuto di eccelsa levatura, alla “Cappella Bella” dipinta per i Baglioni a Spello, a cui è dedicata una sezione apposita della mostra, con l’occasione unica di poter entrare nello spazio dipinto, in cui le partiture architettoniche dialogano con quelle dipinte in maniera perfetta. Ed è qui la grandezza di Pintoricchio. Persino Raffaello non avrebbe forse potuto concepire la decorazione delle Stanze Vaticane se non avesse lavorato con Bernardino, reduce dalla fatica di Spello e dalla decorazione della Libreria Piccolomini di Siena. E le stesse considerazioni si possono estendere, a maggior ragione, ad una lunga serie di pittori e artisti. Di straordinario fascino è infatti la sezione della mostra dedicata al rapporto tra Bernardino di Betto e Raffaello Sanzio, ben più stretto di quanto normalmente si ritenga. In un’altra sezione viene dettagliatamente raccontata la fortuna di Pintoricchio sui contemporanei, rendendo così giustizia della reale importanza del pittore nel panorama umbro. Una presenza, la sua, che servì da guida per un’intera generazione di artisti, allo stesso modo in cui riuscì l’eterea bellezza del Perugino.

La Cappella Baglioni (Spello, chiesa di santa Maria Maggiore)
Nella navata sinistra della chiesa di Santa Maria Maggiore si apre la “Cappella Bella”, fregiata di affreschi eseguiti tra la fine dell’estate del 1500 e la primavera del 1501 dal Pintoricchio su commissione di Troilo Baglioni, Priore della collegiata ed esponente di primo piano dell’illustre famiglia perugina. Un’opera di notevole impegno, un capolavoro assoluto del Rinascimento Italiano che si può leggere quasi come un’esplicita risposta alla decorazione del Collegio del Cambio che il Perugino aveva condotto a termine pochi mesi prima a Perugia. Nella cappella Bella il filo conduttore si svolge secondo un discorso piano, semplice, accessibile a tutti, incentrato sugli episodi mariani. Sulle pareti sono dipinti a sinistra l'Annunciazione, con gustosi episodi di vita quotidiana in lontananza, in fondo l’Adorazione dei pastori, con la Cavalcata dei Magi che si snoda in secondo piano, a destra la Disputa di Gesù con i dottori. Nella volta sono affrescate le Sibille Tiburtina, Eritrea, Europea, Samia. L’impianto rigoroso delle scene, impostate secondo le regole della prospettiva quattrocentesca, non impedisce al Pinturicchio di indugiare sul dettaglio, sul particolare aneddotico, inserendo, accanto all’evento principale, storiette di contorno, che attraggono l’occhio per la ricchezza e la cura dell’esecuzione, per l’efficacia descrittiva, per la variopinta resa dei motivi floreali e vegetali, per l’accuratezza descrittiva di abiti ed acconciature, il tutto reso con colori squillanti, puri e preziosi. Proprio questa vivacità cromatica, unita alla freschezza narrativa nel rigore dell’impianto spaziale, ed accentuata dal lucido riverbero del pavimento maiolicato, valsero a quest’ambiente l’appellativo popolare di “Cappella Bella”, con il quale è oggi universalmente noto.

Oratorio di San Crescentino (Morra): gli affreschi di Luca Signorelli
Morra è un piccolo borgo al confine della Toscana, a metà strada fra Cortona e Città di Castello, luogo di passaggio e di sosta delle legioni romane. L'Oratorio di San Crescentino è dedicato al Santo soldato romano che, scoperta la sua conversione al Cristianesimo, venne condannato alla decapitazione dal Prefetto dell'Etruria. Due iscrizioni sulla facciata indicano nel 1420 la data in cui fu fatto costruire un "piccolo oratorio" e nel 1507 quella in cui fu riedificato ed ampliato. L'interno è semplice, di forma rettangolare, coperto a capriate e terminante con una nicchia di pietra finemente scolpita. Molti affreschi interni sono del pittore cortonese Luca Signorelli, in particolare le due scene della Flagellazione e della Crocifissione.

Montefalco: gli affreschi di Benozzo Gozzoli
Molto del suo fascino Montefalco lo deve alla posizione geografica che le ha procurato l'appellativo di "Ringhiera dell'Umbria": dai suoi belvedere si scopre una parte dell'Umbria e si ammirano tutto intorno i centri di Perugia, Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Spoleto, Bevagna. La cerchia compatta delle sue mura medievali, intramezzata da torrioni, si apre con le porte di Federico II, di Sant'Agostino (con la torre dai merli ghibellini), di Camiano, della Rocca e di San Leonardo.
L'itinerario di visita alla città è incentrato però sulla chiesa-museo di San Francesco: essa rappresenta una sintesi della storia, della cultura e della tradizione di Montefalco. Fu costruita tra il 1335 e il 1338 dai frati minori; officiata fino al 1863, la chiesa in quell'anno passò in proprietà al Comune. Dal 1895 divenne sede del Museo civico. Dal 1990 il museo si articola in tre spazi espositivi: la ex chiesa, nota in tutto il mondo per gli affreschi delle Storie della vita di San Francesco di Benozzo Gozzoli (1452), al cui interno si conservano una Natività del Perugino e affreschi di Scuola umbra del '400; la pinacoteca, dove sono custoditi molti dipinti di scuola umbra dal '300 al '700; la cripta, in cui sono esposti reperti archeologici di varie epoche.

PROGRAMMA
Venerdì 25 aprile / Sabato 31 maggio
Ore 8: ritrovo dei partecipanti e partenza per Città di Castello. Pranzo libero nel corso del viaggio
Ore 15: visita guidata dell’Oratorio di san Crescentino
Ore 17: partenza per Perugia. Sistemazione in hotel e cena

Sabato 26 aprile / Domenica 1 giugno
Ore 9: trasferimento a Spello per la visita guidata della “Cappella Bella” e del centro cittadino.
Pranzo libero
Ore 14,30: trasferimento a Montefalco per la visita guidata del Museo Civico con gli affreschi di Benozzo Gozzoli. Al termine breve visita del centro cittadino.
Ore 18,30: partenza per Perugia.

Domenica 27 aprile / Lunedì 2 giugno
Ore 9,30: ingresso alla visita guidata della mostra
Pranzo libero
Ore 15,30: partenza per Torino con arrivo previsto per le 22

QUOTA DI PARTECIPAZIONE
25-27 aprile
Base 25 paganti: 390,00 € a persona
Base 30 paganti: 370,00 € a persona
Base 35 paganti: 350,00 € a persona

Supplemento singola: 95,00 €

Le iscrizioni si chiudono il 10 marzo.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE
31 maggio - 2 giugno
Base 25 paganti: 370,00 € a persona
Base 30 paganti: 350,00 € a persona
Base 35 paganti: 340,00 € a persona

Supplemento singola: 90,00 €

Le iscrizioni si chiudono il 10 maggio.



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aperto il sabato mattina
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